BENESSERE E SALUTE
il Fegato: fatti e misfatti
S. Benedetto T. – quinto incontro del 9° corso di Educazione alla Salute

 


Già noto agli antichi greci che gli riconoscevano un’importanza notevole, il fegato, organo dalle complesse e misteriose funzioni, non ha osservato, nel tempo, il venir meno della sua fama. La mitologia narra di Zeus che, infuriato perché Prometeo aveva sottratto un raggio di luce al Sole e donatolo al genere umano, gli aveva permesso di scoprire il fuoco, incatenò Prometeo ad una roccia e dispose che ogni giorno l’aquila, divorasse il suo fegato. Ma ogni notte il fegato di Prometeo ricresceva e l’aquila doveva tornare a divorarlo il giorno dopo. Del fegato e dei suoi fatti e misfatti si è occupato giovedì sera, 15 aprile 2004, presso la Sala Consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto, il dottor Giuseppe Novelli, Direttore dell’Unità Ospedaliera di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto. Con questo incontro, il 9° corso di Educazione alla Salute, organizzato dal Comitato di Quartiere “Marina di Sotto” di San Benedetto del Tronto e patrocinato dalla Provincia e dal Comune di San Benedetto del Tronto, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale zona territoriale n. 12, è al suo quinto e penultimo appuntamento. Il corso è stato presentato dal dottor Francesco Bruni, coordinatore del corso e Primario dell’Unità Ospedaliera di Nefrologia dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto e dal dr. Andrea Chiappini, Presidente del Comitato di quartiere. Nella sua relazione, Novelli ha approfondito in modo chiaro e comprensibile l’anatomia del fegato le sue funzioni e le sue patologie.
Costituito da cellule esagonali “immaginate un mosaico di piastrelle uguali che, piastrella su piastrella” ha spiegato Novelli “formano un organo molto regolare che presenta due lati”, il fegato con il suo chilogrammo e mezzo di peso rappresenta la ghiandola più grande del corpo.

aspetto anatomico di un fegato normale

Da un lato riceve il sangue sia arterioso, ricco di ossigeno, tramite l’arteria epatica, che venoso, tramite la vena porta che raccoglie il sangue proveniente dall’apparato digerente e dalla milza, ricco di sostanze nutritive. Tutto il sangue in uscita dal fegato giunge alle vene sovraepatiche che sboccano immediatamente nella vena cava inferiore e quindi nel cuore destro. Dall’altro si aprono le vie biliari che raccolgono la bile prodotta dalle cellule epatiche e la convogliano attraverso piccoli dotti situati nel fegato (canalicoli biliari) al coledoco e da questo all’intestino. In comunicazione col coledoco vi è il dotto cistico che permette l’entrata e l’uscita della bile dalla colecisti.
Strategicamente localizzato a livello della parte alta dell’addome destro, il fegato ha come compito fondamentale quello di drenare il sangue di provenienza intestinale, catturarne le sostane nutritive in esso contenute derivanti dalla dieta, metabolizzarle e distribuirle agli altri organi. E’, insomma, il laboratorio chimico del nostro organismo e come il mito di Prometeo insegna, possiede una straordinaria capacità di rigenerarsi. Fra le varie attività biologiche svolte da tale organo le più importanti sono:
- la funzione metabolica attraverso la quale il fegato interviene nel metabolismo della maggior parte dei costituenti biochimici dell’organismo (proteine, zuccheri, grassi, vitamine, ormoni);
- la funzione detossicante che si esplica per mezzo di complesse reazioni chimiche che possono sia modificare le sostanze dannose (farmaci, tossici ambientali, additivi alimentari ecc.) in composti solubili in acqua che verranno successivamente eliminati per via renale e/o intestinale, sia legarle ad altre sostanze che fungono da trasportatori;
- la produzione della bile (soluzione acquosa prodotta dalle cellule epatiche) che ha come principale funzione quella di permettere l’assorbimento intestinale dei grassi alimentari e delle vitamine liposolubili (A-D-E-K), ma svolge anche il compito di eliminare le sostanze dannose e l’eccesso di colesterolo. Inoltre anche la bilirubina (sostanza che residua dalla distruzione dei globuli rossi) viene in parte escreta nella bile; alterazioni nella funzione del fegato possono far aumentare la concentrazione di bilirubina nel sangue causando la tipica colorazione giallastra degli occhi e della pelle (ittero).
“Spesso” ha dichiarato Novelli “la causa di aumento della bilirubina è banalissima. Mi riferisco alla sindrome di Gilbert (dal nome del medico francese che l’ha scoperta per primo); sette persone su cento, soffrono di questa sindrome (…). Sono persone sanissime nelle quali uno degli enzimi epatici non lavora bene. Ci si nasce così ma non è grave e la vita non si accorcia per questo”.
Anche nei riguardi della steatosi epatica, aumento sopra al 5% di grasso nel tessuto epatico, Novelli è stato molto rassicurante. “La steatosi epatica è lo specchio di quello che mangiamo e beviamo magari senza muoverci abbastanza. Essa dovrebbe essere un campanello d’allarme non solo per il fegato, che comunque in molti casi continua a lavorare benissimo, ma per l’intero organismo del soggetto in sovrappeso. Spesso è dovuta ad abuso di alcol, ad una dieta eccessivamente calorica, o a fattori più seri quali il diabete. Da sfatare l’opinione diffusa che in caso si steatosi epatica, certi alimenti (frittura, arrosto) siano da bandire “Non è l’alimento che fa male, ma l’abuso di quell’alimento” ha precisato Novelli. E’ comunque una condizione reversibile, a cui si può rimediare attraverso una dieta più corretta.
Più serio è stato l’intervento sulle epatiti virali che si è concentrato soprattutto sull’epatite causata dal virus C (HCV) di recente scoperta (1989). Attualmente in Italia è la forma più frequente di epatite cronica e colpisce circa 2.500.000 persone. La forma acuta è quasi sempre asintomatica ed ha un periodo di incubazione che va dai 10 giorni ai 6 mesi. Purtroppo nella maggior parte dei casi tende a cronicizzare. “Si parla di ‘cronicità’” ha spiegato Novelli “quando l’aumento delle transaminasi (gruppi enzimatici che, quando le cellule epatiche o muscolari sono danneggiate, si riversano nel sangue aumentando la loro concentrazione) dura per un periodo di tempo superiore a 6/12 mesi”. Come si trasmette l’epatite C? “L’epatite C è trasmessa direttamente da una persona all’altra per via sanguigna o attraverso aghi contaminati” ha affermato Novelli “Mentre la trasmissione per via sessuale, quella attraverso la saliva e la diffusione madre-figlio sono meno comuni”. In merito ai gruppi al alto rischio Novelli si è espresso così: “I talassemici, gli emofiliaci e il personale sanitario hanno una percentuale di rischio che va dallo 0 al 10%; i tossicodipendenti a rischio sono il 98% mentre per le trasfusioni di sangue la percentuale è del 20%; sono comunque a rischio anche coloro che si sono sottoposti a piersing o tatuaggi, gli alcolisti, i pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia dentaria, i partner sessuali di persone positive e i bambini che nascono da madri positive”.
Un cenno sugli altri tipi di epatite. L’epatite A (HAV), è un’infezione solitamente benigna, con un periodo di incubazione inferiore ad un mese, che si trasmette per via oro-fecale ovvero per contatto interpersonale o tramite cibo o acqua contaminati dal virus. L’epatite B (HBV), è la più comune forma di epatite che si trasmette nello stesso modo dell’epatite C ed ha un periodo di incubazione che varia da 20 giorni a 6 mesi. Per questi due tipi di epatite è possibile vaccinarsi e dal 1991 è obbligatorio il vaccino antiepatite virale B. Ci sono poi altre forme di epatite che sono meno comuni ed altre quasi sconosciute che sono comunque molto rare in Italia. Se si sospetta di aver un’epatite o si pensa di essere stato in contatto con una persona infetta o un oggetto contaminato, occorre consultare il medico il più presto possibile e l’unico modo per poter identificare positivamente queste malattie è sottoporsi agli esami del sangue. Se si risulta positivi e si tratta di epatite A, il più delle volte il semplice riposo associato ad una dieta adeguata porterà rapidamente alla guarigione e mai alla cronicizzazione della malattia. Il soggetto svilupperà l’immunità specifica come se fosse stato vaccinato. Raramente può avere un decorso cosiddetto “fulminante” e quindi mortale. Se si risulta positivi ai test dell’epatite B o C ci sono oggi vari trattamenti disponibili con i quali riuscire a guarire circa il 90% delle epatiti B e per le epatiti C “se il paziente ha un genotipo buono” ha sostenuto Novelli “si riesce a guarirla anche nel 60/70% dei casi”. Se lasciate incurate, le forme croniche di queste epatiti hanno grosse probabilità di sfociare in cirrosi (cicatrici al fegato) nell’arco di 15/40 anni e alcune di queste cirrosi possono poi sviluppare anche il cancro del fegato.

aspetto anatomico di un fegato affetto da cirrosi avanzata

Rimane il fatto che, esclusa l’epatite A, per gli altri tipi di epatite esiste lo stato di portatore cronico che è una persona che ha ancora il virus nel suo sangue anche se tutti i sintomi sono spariti e tutti gli altri segni di epatite, compreso le transaminasi, sono normali per lungo tempo. Certi portatori sono contagiosi e altri no. Ci sono comunque specifici esami del sangue che lo possono determinare.
Per concludere una nota su una misura preventiva che è stata finora appena accennata ma sulla quale Novelli si è particolarmente soffermato e che più di altre contribuisce a mantenere il fegato in buona salute. La raccomandazione è quella di evitare l’abuso di bevande alcoliche. La soglia di sicurezza sono 30 grammi di alcol al giorno equivalente a “un paio di bicchieri da mezzo quarto” ha consigliato Novelli “oppure ad un bicchierino di superalcolici”. Quando invece è in corso una patologia epatica la terapia diventa drasticamente proibitiva: “bisogna smettere di bere” ha concluso Novelli “il resto sono tutte chiacchiere”.
L’incontro di giovedì prossimo, 22 aprile 2004 alle ore 21,00 sempre presso la Sala Consiliare, dal titolo “Rughe si, rughe no”, chiuderà “in bellezza”, grazie all’intervento della dottoressa Lucia Villa, medico specialista in dermatologia, l’interessante ciclo del 9° corso di Educazione alla Salute che per diverse settimane ha permesso alla cittadinanza di poter partecipare ad un tema così rilevante come la salute.

Nicoletta Amadio

Benessere e Salute, 2004-04-17