Il rapporto annuale del Worldwatch Institute, uscito nell'edizione
americana, e' centrato quest'anno sul tema del consumo: cosa, come e
perche' consumiamo, quali impatti hanno le nostre scelte sul pianeta
e sulla popolazione mondiale. Con capitoli dedicati all'alimentazione,
all'acqua, all'energia, all'economia e agli stili di vita, State of
the World 2004 analizza le abitudini di consumo del mondo industrializzato
da diversi punti di vista e conclude che una societa' meno consumistica
non e' solo auspicabile, ma essenziale alla sopravvivenza del pianeta
stesso. Se e' vero che il crescente consumo ha aiutato a soddisfare
i bisogni di base e ha creato lavoro, e' vero anche che questo ritmo
sta minando il sistema naturale da cui dipendiamo, rendendo ancora piu'
dura la
sopravvivenza per i poveri del mondo. Come il Worldwatch non smette
di ricordarci, infatti, il 12% della popolazione mondiale vive nel Nord
America e nell'Europa occidentale e assorbe il 60% dei consumi. Mentre
un terzo della popolazione vive nell'Asia del Sud e nell'Africa Subsahariana
e consuma solo il 3,2%. Basti un esempio: negli Stati Uniti ci sono
piu' auto private che patenti e gli stessi cittadini statunitensi (il
4,5% della popolazione mondiale) producono da soli il 25% delle emissioni
globali di anidride carbonica. La forbice tra i grandi consumatori e
i poveri va dunque allargandosi, ma
e' altrettanto vero che anche nei Paesi in via di sviluppo aumenta il
numero dei "consumatori globali", cioe' di coloro che si muovono
verso stili di vita occidentali (1,7 miliardi di persone, piu' di un
quarto dell'umanita'). State of the World 2004 non si limita a un'operazione
di denuncia, ma intende rendere espliciti gli strumenti che sono gia'
oggi a disposizione dei policy maker di tutto il mondo. Tra le opzioni
piu' interessanti vengono ricordate:
- Riforma fiscale e degli incentivi: introdurre sistemi di tassazione
e politiche incentivanti che premino i produttori piu' attenti alla
sostenibilita' (sia rispetto alle tipologie di merci che ai processi
produttivi) e tolgano sostegno ai settori piu' inquinanti e meno efficienti.
- Durabilita' e take-back: introdurre regolamentazioni e accordi volontari
tra governi e produttori che facilitino la riduzione del prelievo di
risorse (take-back degli imballaggi e dei prodotti a fine vita, riuso,
riciclo e upgrading).
- Responsabilita' personale: introdurre politiche che facilitino l'informazione
e la presa di coscienza dei singoli rispetto ai propri stili di vita,
alla propria salute e alimentazione.
(Fonte: Edizioni Ambiente)
Igiene , Prevenzione e Sicurezza nell'Ambiente di Vita e di Lavoro,
2004-01-15