Università degli Studi di Perugia. - S.C. di Chirurgia
Generale e Toracica
Francesco PUMA, Stefano SANTOPRETE, Francesco RICCI, Moira URBANI,
Damiano VINCI, Giuseppina PORCARO
TRATTAMENTO VIDEOTORACOSCOPICO DEL PNEUMOTORACE SPONTANEO
INTRODUZIONE
Il pneumotorace spontaneo (PNX) costituisce una tra le patologie di più
frequente osservazione in chirurgia toracica. La chirurgia videotoracoscopica
costituisce valida alternativa ai procedimenti “a cielo aperto”
nella terapia di tale patologia per il ridotto dolore post-operatorio,
i migliori risultati estetici, la degenza più breve e, in linea
teorica, il più rapido ritorno alle attività lavorative.
Per tali vantaggi la videotoracoscopia (VTS) è oggi considerata
il trattamento di scelta, anche se alcuni aspetti di tecnica chirurgica
non appaiono al momento definitivamente codificati. Le caratteristiche
di ridotto trauma chirurgico, inoltre, hanno indotto alcuni Autori a modificare
le tradizionali indicazioni al trattamento chirurgico ed a considerare
indicata la VTS anche in casi non complicati di PNX al primo episodio.
La presente analisi retrospettiva descrive i risultati postoperatori immediati
e l'incidenza di recidive in 213 procedimenti VTS eseguiti per PNX recidivo
o complicato con follow-up minimo di 12 mesi.
MATERIALI E METODI
Nel periodo Dicembre 1992 - Giugno 2002 presso la S.C. di Chirurgica Generate
e Toracica dell'Università degli Studi di Perugia, sede di Terni,
sono stati effettuati 213 trattamenti VTS in 204 pazienti (pz) per PNX
spontanei recidivi o complicati (M/F: 159/45; età mediana: 30 anni,
range: 17-88). Il trattamento VTS è stato riservato ad episodi
recidivi (con mediana di 2 episodi - range 2-6) in 123 casi e ad episodi
complicati in 81 (perdita aerea persistente oltre i 5 giorni; inadeguata
riespansione polmonare dopo posizionamento di tubo di drenaggio; emoPNX;
PNX iperteso; pregresso PNX controlaterale; PNX bilaterale sincrono).
Sei procedimenti sono stati eseguiti per recidiva dopo precedente trattamento
VTS. Il follow-up è stato eseguito mediante colloquio telefonico
e/o esame clinico.
Sono stati messi a confronto i risultati immediati ed a distanza di gruppi
omogenei:
- gruppo A (PNX primitivi) vs. gruppo B (PNX secondari);
- gruppo C (resezioni polmonari associate a pleurodesi) vs. gruppo D (sole
procedure di pleurodesi);
- gruppo E (pleurectomie) vs. gruppo E (abrasioni pleuriche).
TECNICA CHIRURGICA
In tutti i casi l'intervento è stato condotto in anestesia generale
e ventilazione monopolmonare mediante intubazione oro-tracheale con tubo
a doppio lume (generalmente Carlens).
La posizione del pz sul letto operatorio è stata come per toracotomia
laterale. Le pleurotomie sono disposte in senso triangolare: la prima
di esse al VII spazio intercostale lungo la linea ascellare media è
impiegata per l'introduzione della video-ottica a 30°, previo posizionamento
di trocar da 12 mm. Tutte le ulteriori manovre endopleuriche sono effettuate
sotto controllo endoscopico. Una via d'accesso operativa maggiore, di
circa 2 cm, al IV spazio intercostale sulla ascellare anteriore senza
impiego del trocar; una via operativa ausiliaria previo posizionamento
di trocar da 5 mm al IV spazio sull'ascellare posteriore. Il tempo successivo
è costituito dalla accurata ispezione della cavità pleurica;
ciò necessita di eventuale pneumolisi sia mediante elettrocauterizzazione
delle aderenze sia mediante sezione delle stesse tra clips metalliche.
La ricognizione della superficie parenchimale inizia dalla regione dell'apice
polmonare e del segmento apicale del lobo inferiore (sedi più frequenti
di lesioni distrofiche) per proseguire lungo i margini scissurali. Eventuali
perdite aeree vengono evidenziate con test idropneumatico. La resezione
delle lesioni polmonari è eseguita a mezzo di suturatrici meccaniche
endoscopiche (Endopath 45 – Ethicon); la linea di sezione è
condotta se possibile su parenchima sano, adeguatamente distante dalla
parete della lesione bollosa. Non sono mai state eseguite legature o clippaggio
delle bolle. A resezione polmonate ultimata si effettua un nuovo test
idropneumatico per valutazione della aerostasi. Si procede quindi alla
fase di prevenzione delle recidive mediante abrasione pleurica o attraverso
pleurectomia apicale.
Eseguito il lavaggio del cavo pleurico con Soluzione Fisiologica si inserisce
un tubo di drenaggio 28 Fr. attraverso la porta d'accesso impiegata per
la video-ottica e lo si connette a sistema di aspirazione forzata, regolata
intorno a - 25/30 cm H20; un eventuale ulteriore tubo di drenaggio può
essere introdotto sfruttando la via d'accesso anteriore. L'aspirazione
forzata è mantenuta continuativamente per due giorni; nell'eventualità
di perdita aerea, essa sarà protratta sino a due giorni dopo il
cessare della stessa. Il giorno seguente la rimozione del drenaggio si
effettua il controllo radiografico del torace e, in assenza di falde di
PNX, il pz viene dimesso.
RISULTATI
Resezioni parenchimali sono state eseguite in 178 casi, mentre nei rimanenti
l'intervento è stato limitato al solo procedimento pleurico per
mancato reperimento di lesioni distrofiche o per lesioni parenchirnali
eccessivamente diffuse (2 casi).
La pleurectomia apicale è stata eseguita in 90 casi, i restanti
114 hanno subito abrasione pleurica. Non si è assistito ad alcun
decesso intra- o post-operatono.
Il decorso post-operatono è stato regolare in (92%). Le complicanze
osservate sono state:
sanguinamento in 2 pz sottoposti a pleurectomia (che ha richiesto revisione
dell'emostasi attraverso minitoracotomia laterale); perdita aerea prolungata
(> 5 giorni) in 8 pz (trattata con mantenimento in sede del tubo di
drenaggio ed aspirazione forzata sino al suo arrestarsi); falda di PNX
residuo di minima entità dopo rimozione del tubo di drenaggio in
6 pz; tale evenienza non ha necessitato di particolari trattamenti oltre
la semplice osservazione.
Le recidive registrate sono state 11 (5%); 3 di queste hanno richiesto
il posizionamento di tubo di drenaggio e/o pleurodesi chimica, 6 con ulteriore
trattamento VTS, 2 con reintervento toracotomico attraverso accesso laterale
senza sezione muscolare.
Il confronto tra i gruppi ha evidenziato:
- nel gruppo A (PNX primitivo) e nel gruppo B (PNX secondario) sovrapponibile
tasso di recidive; - nel gruppo B più alta incidenza di complicanze
post-operatorie (16% vs 4%);
- nel gruppo C (resezioni polmonari e procedimenti pleurici) più
bassa incidenza di recidive rispetto al gruppo D (solo procedimenti pleurici)
(4% vs 15%);
- nel gruppo E (pleurectomie) un tasso di recidive eqivalente rispetto
al gruppo F (abrasioni pleuriche) (4% vs 6%) ma con 2 emorragie nel gruppo
E vs nessuna nel gruppo F.
DISCUSSIONE
La chirurgia videotoracoscopica attualmente è considerata la procedura
di scelta nel trattamento del PNX spontaneo recidivo o complicato, in
quanto: a) consente facile identificazione di blebs o bolle; b) permette
la resezione di gran parte delle lesioni parenchimali distrofiche; c)
offre la possibilità di eseguire tutti i procedimenti pleurici
necessari alla prevenzione delle recidive; d) comporta un trauma chirurgico
ridotto; e)comporta migliori risultati funzionali; f) offre migliori risultati
estetici. L'indicazione all'intervento dovrebbe attenersi alle forme recidive
o complicate secondo le raccomandazioni fornite dalla Consensus Conference
dell'American College of Chest Physicians (Chest 2001). La tecnica appare
ben standardizzata e prevede l'impiego dei tubi a doppio lume ed almeno
due vie d'accesso operative. In caso di PNX primitivo, in assenza di lesioni
bollose evidenti è comunque consigliabile procedere alla ampia
resezione dell'apice polmonare poiché la semplice pleurodesi è
gravata da un più alto numero di recidive. La pleurodesi con semplice
abrasione pleurica è a nostro avviso preferibile poiché
nei nostri risultati equivalente alla pleurectomia apicale.
Versamento pleurico cronico persistente: approccio diagnostico e terapeutico
R. Pela
UOC di Pneumologia, Ospedale di Ascoli Piceno
Il versamento pleurico viene definito cronico quando persiste per almeno
tre settimane. Lo scompenso cardiaco e le neoplasie ne sono la causa più
frequente, anche se anche la pleurite tubercolare deve rientrare nella
diagnosi differenziale, Viene descritta la flow chairt utilizzata nella
UO di Pneumologia dell'Ospedale di Ascoli Piceno, con particolare riguardo
all'analisi e alla valutazione delle qualità fisico-chimiche del
liquido pleurico e alle indicazioni alla toracoscopia medica.
Viene quindi presentata la tecnica seguita per la toracoscopia e la casistica
relativa al periodo l° gennaio 2000 - 30 giugno 2003.
Vengono infine presentati i risultati del talcaggio della cavità
pleurica nei versamenti pleurici cronici neoplastici e non-neoplastici
della stessa casistica.
"IL NODULO POLMONARE SOLITARIO": UN DILEMMA DIAGNOStICO
MORANDI ULIANO MD, NATALI PAMELA MD, PIRONDINI EMANUELE MD
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Azienda Policlinico di Modena
Dipartimento misto di specialità mediche e chirurgiche
Cattedra e Divisione di Chirurgia Toracica
Corresponding author:
Prof. Uliano Morandi
Cattedra e Divisione di Chirurgia Toracica, Policlinico universitario
Largo del Pozzo, 71
41100 Modena, Italy
Phone number 0039/59/4222257- Fax: 0039/59/360159
E-mail: morandi@unimo.it
Abstract
Si definisce come nodulo polmonare solitario una lesione intraparenchimale
polmonare di dimensioni inferiori ai 3 centimetri di diametro, non associata
ad adenopatie o atelettasia.
Si calcola che un radiogramma del torace ogni cinquecento metta in evidenza
un nodulo polmonare isolato e che nel 90 % dei casi si tratti di un riscontro
occasionale.
Il riscontro di noduli polmonari è aumentato sensibilmente dall'introduzione
della diagnostica radiologica del torace mediante tomografia computerizzata
(TC). I! problema principale da definire di fronte ad un nodulo polmonare
isolato è costituito dalla definizione della sua natura, in particolare
risulta determinante lo screening tra le forme benigne e le forme maligne.
I percorsi diagnostici tendenti a definire la natura istopatologica del
nodulo polmonare possono avvalersi di molteplici accertamenti radiolagici
incruenti, ma solamente il prelievo, con conseguente esame istopatologico,
consente una corretta e inoppugnabile definizione diagnostica. In questo
senso, notevole valore ha acquisito l'irnpiego sempre più esteso
della chirurgia mininvasiva videoassistita , che, soprattutto per la patologia
benigna, può risultare determinante sia sul versante diagnostico
che su quello terapeutico.
Scopo del lavoro è quello di definire i moderni "gold standard"
diagnostico-terapeutici che consentono un corretto approccio a tale patologia.
Gli autori presentano infine una casistica personale di noduli polmonari
isolati, del relativo percorso diagnostico e del conseguente trattamento.
Concludono ribadendo il concetto che l'attesa diagnostica porta inevitabilmente
ad un peggioramento dei risultati prognostici per la possibilità,
sempre presente, di attendere la crescita di una neoplasia maligna.
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